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Archeologia del femminicidio: conosciamo l’antichità per combattere la violenza sulle donne

Tre anni fa, nelle sale del Museo archeologico Nazionale della Sibaritide dedicate al santuario femminile di Francavilla Marittima – forse consacrato ad Athena – è accaduto qualcosa di insolito.

Le operatrici del Centro Antiviolenza “Fabiana” di Corigliano Rossano hanno sfilato tra vetrine e reperti, fermandosi di fronte alla celebre statuetta della cosiddetta Dama di Sibari. Il video che ne è nato, proiettato per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, si chiudeva con un messaggio che era insieme invito e dichiarazione d’identità: “Dee, poetesse, operaie, guerriere. C’è una cultura millenaria, e tu ne fai parte. Ritroviamoci qui”.

Non era uno slogan poetico, ma una proposta concreta: ritrovarsi al Museo, la “casa della Cultura”, perché è lì che si può scardinare davvero una distorsione culturale antica quanto le società che l’hanno prodotta. Perché esercitare violenza su una donna non è un raptus né un destino, ma l’esito di una stortura collettiva che affonda le radici nella storia.

E proprio la storia, con buona pace di tutti gli stereotipi, ci ricorda che il ruolo delle donne nelle civiltà succedutesi dalla preistoria in poi è stato tutt’altro che marginale: dee che governavano la fertilità della terra, guerriere che guidavano le loro comunità, poetesse e lavoratrici che tenevano assieme – con mente e mani – la vita quotidiana. Una cultura millenaria che parla di donne libere, autonome, padrone di sé e del mondo. Altro che “oggetto di proprietà”.

Per questo i musei del Parco, come tanti altri, possono diventare un antidoto potente alle distorsioni culturali che alimentano la violenza di genere. Anzi: possono essere veri rifugi di consapevolezza, luoghi dove ritrovare il senso della figura femminile attraverso il tempo, e quindi anche nel presente.

Da quella prima esperienza, la collaborazione con il Centro Antiviolenza e con le associazioni del territorio si è allargata e consolidata. Nel 2023 è nato il progetto “#Non rompeteci! Sono secoli che resistiamo”. Nome eloquente, programma concreto: il Parco di Sibari ha realizzato laboratori per studenti del biennio delle superiori, con un archeologo impegnato a raccontare il ruolo della donna nell’Italia antica e un’operatrice del Centro Fabiana a riportare quelle conoscenze nella realtà delle relazioni contemporanee.

Nel frattempo, gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro e degli Istituti d’Arte della Sibaritide hanno ricevuto in consegna centinaia di vecchie cassette di legno: quelle usate negli anni Settanta per contenere i reperti archeologici. Le hanno trasformate in opere d’arte, poi messe all’asta dal Museo durante le vacanze di Natale. Il ricavato – quasi 5.000 euro – è stato devoluto all’associazione “Mondiversi”, che gestisce il Centro antiviolenza di Corigliano-Rossano. Un’operazione in cui la concretezza non è un auspicio, ma la ricevuta di un bonifico.

Nel 2024, invece, le domeniche di primavera sono state dedicate a incontri aperti al pubblico. Avvocate e magistrate hanno spiegato, senza utilizzare il “legalese”, cosa prevede la normativa e come si interviene davvero in caso di pericolo; psicologhe hanno illustrato gli effetti traumatici della molestia e le possibilità di sostegno; mediche e sessuologhe e giornaliste hanno parlato del corpo femminile e della sua percezione sociale. Un piccolo festival della consapevolezza pratica.

E, già che c’erano, in autunno è arrivato il festival culturale “Che non sia solo il 25 Novembre”, organizzato con l’associazione “Io Calabria”. Medicina di genere, riflessione sulla mascolinità tossica – anche, e forse soprattutto, per gli uomini stessi – e incontri multidisciplinari hanno riempito il programma.

Quest’anno la collaborazione si amplia ancora: insieme ai Musei Nazionali di Matera – Direzione Musei Nazionali Basilicata, si mettono al centro le testimonianze artistiche, storiche e archeologiche custodite nei musei. Oggi a Matera, l’archeologa Elisa Mancini – coautrice del volume “Femminicidio e violenza di genere nell’antica Roma” (a cura di Marina Lo Blundo, Dielle edizioni) – presenterà la documentazione materiale dei casi di femminicidio nell’antica Roma, mentre chi scrive si occuperà dei racconti di donne trucidate nel mito e nella Roma storica.

Archeologia del Femminicidio, il titolo netto e preciso del talk, e dell’intera iniziativa.

il 25 novembre, inoltre, i Musei di Sibari, Crotone e Matera apriranno con visite guidate gratuite dedicate ai temi del femminile nell’arte e nell’archeologia. Un percorso non sempre rassicurante, fra uccisioni mitiche e femminicidi reali, che però aiuta a rispondere alla domanda più importante: da dove viene ciò che oggi chiamiamo “società patriarcale”? E soprattutto: come si cambia davvero?

La risposta, ancora una volta, torna lì dove tutto è iniziato: si cambia con la Cultura. Con la consapevolezza che nasce dalla conoscenza. Perché la violenza di genere, prima che un fatto di cronaca, è un problema culturale. E la cultura – quella con la C maiuscola, quella che passa anche da un museo – può essere il suo antidoto più potente.