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Armi all’Ucraina: dai missili ai blindati, ecco cosa l’Italia manda in segreto

Il dibattito sul nuovo “decreto armi” per sostenere la resistenza di Kiev divide i partiti e l’opinione pubblica in maniera trasversale. Una discussione di principio, perché nessuno conosce quanti e quali equipaggiamenti bellici siano stati consegnati all’Ucraina: l’Italia è l’unico Paese europeo che mantiene il segreto assoluto sugli aiuti militari. Una linea introdotta dal governo Draghi, che nella primavera 2022 è stata condivisa da Francia e Germania. Poco alla volta tutte le altri capitali hanno scelto la trasparenza: donazioni, contratti e corsi di addestramento per le truppe ucraine vengono pubblicizzati o addirittura propagandati. Solo nel nostro Paese è rimasta la consegna del silenzio, che impedisce di sapere quale sia il contributo nazionale alla lotta contro l’invasione.

ha ricostruito una serie di armamenti e mezzi concessi gratuitamente dall’Italia. Un lavoro realizzato sulla base delle informazioni e delle immagini trapelate dai campi di battaglia, oltre che da fonti militari ucraine. Questo metodo offre una certezza sui modelli mentre sui numeri circolano stime diverse. Allo stesso tempo, è difficile quantificare il valore economico perché si tratta sempre di materiali di seconda mano: come riferimento è stato indicato il prezzo d’acquisto.Una piccola quantità è stata prelevata dai reparti in servizio, quasi esclusivamente durante l’esecutivo Draghi: il principale contributo dell’esecutivo Meloni sono le batterie contraeree Samp-T, le più costose in assoluto.

La maggioranza dei materiali invece proviene dai depositi delle dismissioni e in molti casi attendeva la demolizione. L’ammodernamento dei mezzi è stato quasi sempre sovvenzionato da altre nazioni, con la supervisione del coordinamento internazionale di Ramstein, in particolare dagli Stati Uniti durante l’amministrazione Biden. Non risulta invece che Roma – contrariamente ad altre capitali europee – abbia elargito finanziamenti all’Ucraina per l’acquisto o la produzione di armi.

Non ha partecipato al consorzio internazionale gestito da Praga per comprare munizioni d’artiglieria. Anche l’adesione al programma Purl varato da Donald Trump, che prevede la costruzione negli Usa di sistemi bellici per Kiev pagati da governi della Nato, non è stata ratificata. Non ci sono infine informazioni attendibili sui soldati ucraini addestrati nel nostro Paese: si tratterebbe però di minuscole unità specializzate. Questa lista è sicuramente riduttiva. Va sottolineato che il sostegno bellico appare di gran lunga inferiore a quello di altre nazioni europee: non solo di Germania, Gran Bretagna, Francia, Polonia ma anche di Spagna, Olanda, Belgio, Danimarca e Repubblica Ceca.

Armi operative

Samp-T

Sono batterie contraeree mobili di produzione italo-francesi, tra le più moderne al mondo. Ognuna è composta da un radar, una centrale di tiro e quattro lanciatori di missili. Il costo è di circa mezzo miliardo. L’Italia ne ha fornita una interamente nazionale e una insieme alla Francia: di quest’ultima abbiamo consegnato la centrale di tiro mentre i francesi hanno dato radar e lanciatori. Secondo fonti ucraine, dall’inizio dell’estate le batterie hanno esaurito i missili. Macron ha promesso di fornirne altri; il nostro governo ritiene che le riserve al minimo non permettano altre cessioni.

Aster 30

Sono i missili a lungo raggio di produzione europea per il Samp-T. Intercettano aerei e cruise ma hanno limitate capacità contro gli ordigni balistici e ipersonici. Ogni missile costava più di 1,5 milioni. Si ipotizza che l’Italia ne abbia consegnati una ventina, ma non ci sono conferme.

Stinger

Sono missili terra-aria portatili di fabbricazione americana in dotazione al nostro Esercito. Costano circa 400 mila euro. L’Italia nel 2022 ne avrebbe ceduti una decina.

Pzh 2000

Sono i più moderni semoventi cingolati con un cannone da 155 millimetri. Possono sparare fino a otto colpi in un minuto, a una distanza di 30-40 chilometri. Sono di progettazione tedesca e vengono circa 18 milioni a esemplare. Ne sarebbero stati consegnati cinque: l’Italia ne aveva 68.

Mlrs M270

I più avanzati semoventi cingolati americani, in grado di lanciare dodici razzi pesanti. Possono venire convertiti all’uso dei missili Himars. Costano oltre cinque milioni. Ne avremmo donati due, in tutto ne avevamo 18.

Fh70

Cannoni da 155 millimetri prodotti negli anni Settanta e ancora in servizio con l’artiglieria. L’età rende difficile stimarne il valore commerciale. Fonti ucraine sostengono ne siano stati consegnati venti-trenta, parte dei quali completi di camion per il traino, a partire dall’estate 2022. I reparti di Kiev li hanno apprezzati, anche se la maggioranza è già andata distrutta o ha logorato le canne.

Proiettili da 155 mm

Sono le munizioni calibro Nato per l’artiglieria pesante. L’Italia ne ha prelevato una piccola parte dalle riserve, mentre altri proiettili “scaduti” vengono “rivitalizzati” per la consegna all’Ucraina. Non ci sono stime affidabili sui numeri: vanno da un minimo di 60 mila colpi a oltre il doppio.

Lince

Fuoristrada a prova di mina di progettazione italiana, venduti anche alla Russia prima del 2014. Gli ucraini ne hanno catturati diversi agli invasori e ne hanno ricevuti altri da Londra, Oslo e Madrid. Roma ne avrebbe donati una ventina: almeno un paio sono stati distrutti a Bakhmut.

Mitragliatrici

Nella primavera 2022 sono state trasferite mitragliatrici M2 e MG42/59, costruite negli anni Sessanta e ancora in servizio. Si ipotizza fossero in tutto un centinaio.

Panzerfaust 3

Lanciarazzi controcarro di produzione tedesca, forniti nella primavera 2022. Costano circa 8 mila euro. Ne sarebbero state date alcune decine.

Armi fuori servizio

Skyguard Aspide

Batterie missilistiche terra-aria dismesse dall’Esercito. Ne sarebbero state consegnate due, con una cinquantina di missili: l’aggiornamento è stato in parte finanziato da altri Paesi. I russi hanno distrutto uno dei radar Skyguard e almeno uno dei veicoli speciali per la ricarica dei missili.

M109L

Semoventi cingolati con cannone da 155 millimetri. Costruiti in Italia su licenza americana negli anni Settanta, fuori servizio da trent’anni, erano destinati alla rottamazione. I mezzi per l’Ucraina sono stati restaurati con fondi americani, in Italia e all’estero. Le stime sui semoventi consegnati vanno da 40 a 80; alcuni troppo malmessi e utilizzati per prelevare pezzi di ricambio. Gli artiglieri di Kiev li hanno apprezzati per la facilità di riparazione: la maggioranza sarebbe stata distrutta nei combattimenti.

M113

Cingolati blindati per il trasporto truppe, accantonati da un quarto di secolo e in attesa di demolizione. Negli ultimi mesi è stata fornita anche la versione nazionale VCC1 detta “Camillino”. Nonostante l’età, gli ucraini li ritengono fondamentali per dare una protezione contro i droni alle unità che portano rifornimenti in prima linea. Sui numeri le stime vanno da 100 a 200, con restauri condotti soprattutto all’estero.

Centauro

Autoblindo pesanti con cannone da 105 millimetri e otto ruote motrici: il nostro Esercito le sta sostituendo con una nuova versione. Sono le ultime apparse nei reparti dei parà ucraini schierati a Pokrovsk, che le hanno dotate di protezioni antidrone e le considerano ottime. Le ipotesi sui numeri vanno da 20 a 40.

Puma

Autoblindo leggere a quattro ruote motrici. Sono state ritirate da quindici anni e adesso stanno venendo consegnate a Kiev. Si parla di venti-trenta esemplari.

BV206

Cingolati da montagna degli alpini, che li stanno rimpiazzando con un altro mezzo. Gli ucraini li usano per trainare rifornimenti e cannoni: ne sarebbero stati donati una dozzina.

Milan

Missili antitank filoguidati francesi prodotti negli anni Settanta e fuori servizio dagli anni Novanta. Si ipotizza siano stati trasferiti una cinquantina di lanciatori e alcune centinaia di missili.

Mortai

Armi da 120 millimetri a canna liscia, dismesse dagli anni Novanta. Ne sono state consegnate alcune decine, con scorte di munizioni, nella primavera 2022: una parte è stata catturata dai russi a Mariupol.