Dramma carceri, quando i numeri diventano un’opinione. Un’allarmata relazione del garante nazionale dei detenuti si trasforma in penoso balletto di cifre. Sono 146 i morti negli istituti penitenziari, dall’inizio del 2025. Nel dettaglio, del report ufficiale del collegio guidato da Riccardo Turrini Vita: «46 suicidi, 30 decessi per cause da accertare, 69 per cause naturali, uno di natura accidentali». Ma ecco che il ministero di Nordio insorge di fronte a quel “totale”, invia una nota in cui sbianchetta i 30 morti per motivi non identificati e corregge: «Il dato dei 48 suicidi (peraltro 2 in più, rispetto a quanto dice il garante, ndr) è sconfortante, ma è sotto la media dell’ultimo triennio. E al di sotto di quella ereditata nel 2022, che aveva visto 84 suicidi in un anno».
Questione di maglia nera? Di primati? «Macabra contabilità, vergogna italiana», s’indigna il centrosinistra, insieme con onlus e garanti regionali. Che raccontano a , ancora una volta, di «situazioni disumane», e denunciano anche casi di persone «detenute illegalmente, a dispetto delle decisioni della Sorveglianza, per mancanza di braccialetti elettronici».
La realtà continua a offrire un panorama grave. E il governo resta, in sostanza, fermo. Il report del Garante ricorda la situazione preoccupante: «294 suicidi totali in quattro anni rappresentano una media annuale di 73,5 casi. La variazione tra il minimo del 2021 (59 casi) e il picco del 2022 (84 casi) indica un incremento», seguito poi da « lieve riduzione». Il che impone, per il Garante, che «l’urgenza di adoperarsi per rendere l’esecuzione della pena non solo efficiente ed efficace, ma compatibile con il volto costituzionale». In caso contrario, senza « riduzione cospicua del numero dei detenuti» e senza «seri investimenti, la situazione, già insostenibile, potrà solo peggiorare». Toni che non piaccciono in via Arenula. E dal Ministero della Giustizia correggono: «Non c’è nessun allarme, siamo sotto la media ereditata dal precedente governo». Quanto basta ad accendere le opposizioni. «Il governo prova grottescamente a smentire la strage di Stato. Tant’è, Nordio considera il sovraffollamento positivo, perché così ‘i detenuti si controllano tra loro’ e Delmastro ‘gode a togliere l’aria a chi è agli arresti’», accusa Riccardo Magi, segretario di +Europa, che ha appena depositato una proposta di legge sul “numero chiuso” in carcere (esclusi i reati più gravi). Fa «vergognare di essere italiani quella nota, fa orrore l’arroganza, la totale mancanza di comprensione e umanità», attacca anche il Pd con Filippo Sensi. Mentre Luana Zanella, da Avs: «Nordio smentisce sovraffollamento e suicidi. Possibile che per Meloni non sia un problema?». Tuttavia il peggio arriva in serata: quando il Garante corregge il tiro con un’altra nota. «Si registra una diminuzione significativa dei suicidi», insomma «al 31 luglio 2024 erano 58, oggi 46, trend che può rappresentare l’efficacia delle misure adottate». Ma reagisce Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: «La conta tragica non ammette sotterfugi né ipocrisie. E sbaglia il Garante a leggere in questi numeri un segnale di miglioramento. Siamo tra i 4 e i 5 morti a settimana. Non si ignora un morto in prigione se chi ha tentato di ammazzarsi in carcere poi è morto in ospedale».
Allarga le braccia Stefano Anastasia, garante dei detenuti del Lazio: «Detto che 146 morti in carcere in 7 mesi sono inconciliabili con un sistema che si vorrebbe rispettoso della dignità, la contabilità morturaria è la fine di ogni politica penitenziaria». Severa anche la voce di Osapp, sindacato di polizia penitenziaria, col segretario Leo Beneduci: «I suicidi sono anche la conseguenza delle condizioni di precarietà e abbandono in cui versa la polizia penitenziaria». E affida una denuncia Samuele Ciambriello, portavoce nazionale di tutti i garanti regionali: «C’è anche lo scandalo di chi per legge dovrebbe lasciare il carcere, su decisione del giudice, ma non può farlo perché mancano i braccialetti elettronici. Solo io, nell’ultimo mese, ho incontrato dozzine di detenuti che chiedevano: com’è possibile? Ora domando io: dov’è lo Stato? Qui siamo fuori della Costituzione».
