Fisco, imprese e affitti: ecco come l’esecutivo cambierà la manovra.
Maggioranza pronta ad allentare la stretta sulla tassa sui dividendi
I tecnici del Dipartimento Finanze del Mef lavorano alla correzione della norma sui dividendi che le imprese incassano dalle partecipazioni di minoranza. Sul tavolo c’è la modifica ai paletti introdotti dalla manovra: la tassa all’1,2% per i dividendi pagati dalle società partecipate a quelle azioniste è garantita solo per le partecipazioni superiori al 10%. Sul tavolo c’è un set di soluzioni, inclusa la cancellazione della misura: lo stop, però, richiederebbe di recuperare altrove il gettito che la nuova tassazione garantisce alla manovra (1,3 miliardi a regime). Ecco perché si studiano altre correzioni, come l’esclusione delle società quotate dal perimetro della misura o la possibilità di applicare lo sconto fiscale (di fatto un’esenzione) alle partecipazioni sopra il 5%. Un’altra ipotesi è il cosiddetto “holding period”: lo sconto fiscale verrebbe assicurato solo a chi mantiene la partecipazione per almeno un anno.
Si tratta sull’aumento della cedolare, sulle locazioni ipotesi mediazione al 23%
Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, difende l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi. «In che cosa si differenzia l’affitto breve da un investimento finanziario che oggi sconta il 26%?», dice riferendosi all’incremento della tassazione (dal 21% al 26%) sul primo immobile. Ma la maggioranza lavora a una correzione della norma. La modifica è attesa al Senato: se Forza Italia e Lega puntano alla cancellazione dell’aumento della tassa, il resto della maggioranza è più cauto. Per Noi Moderati, infatti, non bisognerebbe toccare la norma, ma utilizzare il gettito per introdurre una cedolare secca al 15% per gli affitti a lungo termine. Fratelli d’Italia cerca una mediazione con gli alleati. Tra le ipotesi allo studio c’è una revisione dell’aumento: l’aliquota per la prima casa messa in affitto salirebbe dal 21% al 23%, non più fino al 26%.
Crediti fiscali, nuovo regime per quelli maturati dal 2006: allo studio compensazioni più facili
Il governo è pronto ad allentare la stretta sulle compensazioni fiscali. Allo studio c’è la possibilità di applicare il nuovo regime ai crediti maturati dal 2026 in poi. L’obiettivo della legge di bilancio è arginare il fenomeno delle compensazioni indebite che fanno riferimento a crediti inesistenti. Per farlo ha introdotto due paletti. Il primo: l’estensione del divieto di compensazione dei crediti d’imposta con i debiti relativi a contributi previdenziali e premi Inail (oggi il divieto riguarda solo le banche e gli intermediari finanziari, oltre a prendere in considerazione solo i bonus edilizi). Il secondo paletto: la soglia che fa scattare il blocco automatico delle compensazioni per chi ha debiti con il Fisco scende da 100mila a 50mila euro. La stretta non è stata gradita da Confindustria, che ha chiesto al governo di mantenere la compensazione dei crediti d’imposta per evitare effetti negativi retroattivi anche sulle agevolazioni già maturate.
Interventi anti-evasione per l’imposta di soggiorno
L’esecutivo studia una stretta “anti evasione” per l’imposta di soggiorno. ll decreto Anticipi ha prorogato l’aumento della tassa dovuta da chi pernotta in una struttura ubicata in una località diversa dal Comune di residenza. Non solo: il 30% del gettito extra sarà girato al bilancio dello Stato per incrementare le risorse destinate al Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità. Il 70% delle somme, invece, non cambierà utilizzo. Continuerà, infatti, a finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero di beni culturali. Ma ora l’esecutivo punta a ridurre il tasso di evasione dell’imposta (circa il 50%). Il gettito si avvicina ormai alla soglia del miliardo di euro all’anno, ma l’incasso potrebbe essere decisamente maggiore se si riuscisse a ridurre il numero dei mancati pagamenti.
