«Siamo stati sorvolati da dodici droni, stiamo raggiungendo il resto della flotta, si spostano verso di loro». Quando l’attivista tedesca Yasemin Acar ha provato a dare l’allarme a tutta la Global Sumud Flotilla, non ha potuto usare la radio, a stento è riuscita a registrare un video per avvertire tutti anche a terra. Il canale viene intercettato, parte “Lay all your love on me” degli Abba a volume così alto da rendere difficili anche comunicare a bordo.
«La Zefiro è stata colpita», gracchia la radio quando le trasmissioni, fra mille disturbi, sono tornate alla normalità. E subito il canale delle emergenze si satura di segnalazioni. «Qui Otaria, hanno lanciato qualcosa sul ponte». Lo stesso messaggio arriva poi da altri velieri. «Sono Greg, dalla barca dei veterani, ci hanno colpiti con una flashbang, hanno intercettato il canale radio, si sentiva solo musica a tutto volume». Poco dopo le telecamere di bordo registrano, nettissimo, il botto secco di un’esplosione. E documentano l’attacco minuto per minuto. Due membri dell’equipaggio sono sul ponte, alzano gli occhi verso il cielo, il ronzio dei droni è sempre forte, significa che sono vicini. Inequivocabile, si sente il sibilo di un ordigno innescato. I due si buttano a terra, uno si copre la testa con le braccia. Arriva l’esplosione.
Gli allarmi si moltiplicano. Per oltre tre ore e mezza, mentre gli skipper navigano a zig zag per tentare di confondere la traiettoria di tiro e dirigersi nel frattempo verso terra e le acque territoriali greche, sulla flotilla piovono granate stordenti, ordigni urticanti, manufatti incendiari. «Alcuni sembravano attaccati a una lenza e sono stati fatti detonare contro vele o alberi», spiega Tony La Piccirella. Sono quelli che hanno fatto più danni: sulla Zefiro ha tranciato uno degli stralli e i cavi di sostegno dell’albero. Su altre tre barche hanno squarciato o bruciato la vela principale. La Morgana, su cui viaggiano l’europarlamentare di Avs Benedetta Scuderi, il deputato 5s Marco Croatti e la portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia, è una di queste.
«Ero di turno notturno, quindi ho visto tutto, tutte le fasi di quello che è stato un vero e proprio attacco militare», racconta Scuderi. La musica che spazza via il silenzio della notte, fino a poco prima riempito solo da comunicazioni radio e sciabordio delle onde, assurdamente allegra, straniante, irrompe sul ponte, sconvolge chi è sveglio, mentre i droni si avvicinano. «Si abbassavano sempre di più, sempre di più, poi hanno colpito», ricorda Scuderi. Il primo ordigno, così forte da disorientare — forse una granata stordente — esplode vicino alla barca. Il secondo la sfiora, il terzo va a segno e distrugge la randa. «Rabbia, paura, non so davvero cosa ho provato in quel momento — spiega, cercando le parole — L’attacco è durato tanto. Sulle prime, sei lì che ti ripeti: “non è possibile”, non può essere vero un attacco militare a una flotta che porta aiuti, cibo, medicine a Gaza dove si muore di fame e di bombe».
Alcuni si aspettavano che succedesse qualcosa ma non così presto e non così lontano da terra, dove è facilissimo che un incidente degeneri in tragedia, anche solo per le difficoltà nel prestare soccorso. «Quando è arrivata la telefonata da bordo — spiega Rossella Miccio, presidente di Emergency, che sta accompagnando la Flotilla con la sua Life Support — siamo entrati subito in allarme. Sappiamo quanto il mare possa essere pericoloso. Siamo lì proprio per dare supporto logistico e sanitario». Non ce n’è stato bisogno, fortunatamente nessuno è rimasto ferito. Ma la guardia rimane alta. Si monitorano mare e cielo ed è da lì che è arrivata l’ultima minaccia. Attorno alle 13, un aereo ha sorvolato la Flotilla. «Abbiamo subito preso il binocolo e le macchine fotografiche», racconta la capomissione Anabel Montes Mier, «da numero e simboli scritti sulla coda sembrava un aereo militare israeliano».
Succede mentre sulle barche danneggiate si raccolgono i cocci e le vele, su tutte si fanno i conti con la paura e si decide di andare avanti. Si pensa agli equipaggi che si muovono a terra. «Chi è a bordo conta sulle persone di tutto il mondo. Unitevi a noi. Fermiamo il genocidio. Teniamo gli occhi aperti su Gaza».
