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Il premier ungherese Orbán: “L’Ucraina torni a essere un cuscinetto tra Nato e Russia”

Signor Orbán, non crede che il piano di pace in 28 punti proposto dagli Stati Uniti possa creare solo una pausa, anziché una soluzione, nel conflitto tra Ucraina e Russia?

«La posizione ungherese è questa: nel 1999 la Nato si è ampliata includendo Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, e più tardi sono arrivati gli Stati baltici, la Bulgaria, la Romania e la Slovacchia. Così si è formato il confine orientale dell’Alleanza. Di conseguenza, l’Ucraina è diventata uno Stato cuscinetto tra Nato e Russia. Questo garantiva la sicurezza militare dell’Europa e l’equilibrio militare che costituiva la base della pace. Oggi, Russia e Nato si accusano reciprocamente di aver distrutto questa struttura. I russi sostengono che noi occidentali abbiamo armato l’Ucraina, l’abbiamo di fatto integrata nelle strutture Nato e avevamo l’intenzione di farla entrare anche formalmente. Cosa che, a loro avviso, ha compromesso l’equilibrio di potere. La posizione occidentale, invece, è che la Russia non ha accettato l’equilibrio creatosi dopo il 1999, vuole occupare l’Ucraina, eliminare il suo status di zona cuscinetto e da lì preparare un attacco ai Paesi Nato».

Come si possono conciliare posizioni così distanti?

«L’unica soluzione duratura consiste nel far sì che l’ordine del dopoguerra si fondi sul principio fondamentale per cui l’Ucraina torni a essere lo Stato cuscinetto che era un tempo. La Russia manterrà il territorio che verrà definito in una conferenza internazionale di pace, e tutto ciò che si trova a ovest di quella linea – fino al confine orientale della Nato – costituirà lo Stato ucraino».

Se il piano di pace dovesse prevedere concessioni territoriali o una sovranità limitata per l’Ucraina, come dovrebbe reagire la Ue? L’Ungheria sosterrebbe un accordo del genere?

«È tempo di abbandonare le illusioni e guardare in faccia la realtà che, per quanto dura, è illustrata nel piano di pace americano. Primo: il fattore tempo favorisce la Russia, non l’Ucraina, e questo significa che più a lungo si ritarda la pace, più persone e territori l’Ucraina perderà. Il solo modo per evitarlo sarebbe che la Nato inviasse truppe di terra al fronte, il che porterebbe direttamente alla prossima grande guerra europea. Secondo: in base alle indicazioni americane, la Russia verrà reintegrata nell’economia mondiale, le sanzioni verranno revocate gradualmente, i beni congelati saranno usati per creare fondi di investimento russo-americani e gli affari riprenderanno. Terzo: la favola secondo cui gli europei starebbero finanziando la guerra con il denaro russo è finita. Dobbiamo ammettere ai nostri cittadini che ogni euro che abbiamo speso finora – e che spenderemo in futuro – per sostenere l’Ucraina sarà pagato al 100%, dalla popolazione europea. Da tutto ciò deriva che, nel breve periodo, devono iniziare subito negoziati europei-russi di alto livello. Nel medio periodo, le risorse russe devono essere reintegrate nell’economia europea. E nel lungo periodo, le capacità militari dell’Europa devono essere rafforzate per permetterle di difendersi da sola contro qualsiasi avversario. Ma per mantenere il riarmo entro limiti ragionevoli, dobbiamo trovare con i russi un accordo sul controllo degli armamenti».