Le ex ragazze degli anni ’50 la ricordano bene: Angelica era bella, coraggiosa, appassionata, intelligente. Chi amava leggere attendeva l’uscita della nuova puntata della saga (15 romanzi, 150 milioni di copie vendute in tutto il mondo, traduzioni in 27 lingue).
Chi preferiva il cinema ha sognato con cinque film (che però l’autrice Anne Golon detestò, perché non abbastanza fedeli ai libri). Ora l’eroina del Grand Siècle (quello di Luigi XIV, il Re Sole) è tornata in libreria per l’editore Tea, che ha acquistato i diritti dei primi sei volumi, da pubblicare al ritmo di 2-3 all’anno; mentre nuove edizioni sono già apparse in Francia, Germania e Regno Unito.
Angelica. Marchesa degli Angeli ne racconta la vita tra i 7 e i 17 anni. È figlia di un nobile decaduto, costretto ad allevare muli per mantenere se stesso, la moglie, una nidiata di dieci ragazzini e la poca servitù che ancora si può permettere.
Nell’immaginario villaggio di Monteloup, nella provincia del Poitou, Angelica ha per amici il figlio del mugnaio e un giovanissimo pastore, Nicolas; ama ballare, sogna Parigi e di andare per mare; presagisce che diventare donna sarà “una noia terribile”. Ma il romanzo non è solo la vicenda personale di una ragazza certamente in anticipo sulla sua epoca.
Tra le pagine c’è molta storia: quella della reggenza di Anna d’Austria sotto l’ombra lunga di Mazzarino, della Fronda dei nobili e del Parlamento che tradiscono il re bambino, dell’odio tra cattolici e ugonotti e delle durissime condizioni di vita della popolazione. In quegli anni nasce anche il fenomeno delle Preziose, parigine che si riuniscono per discutere di politica, religione, lettere, scienze (ma la protagonista e la sorella vengono spedite a studiare nel convento delle Orsoline, come sempre si è convenuto alle figlie di famiglia). Sono tempi in cui il reale si mescola al soprannaturale e alla superstizione: tra un sacerdote che esorcizza i ratti e i bruchi e San Vincenzo de’ Paoli che oggi definiremmo “prete di sinistra”, Angelica si scopre facoltà taumaturgiche mentre fa amicizia con l’erborista Melusina, considerata una strega.
Ed è proprio la capacità di guarire (ma anche di evitare gravidanze indesiderate) con le erbe, assieme alle sanguinose malefatte di Gilles de Retz, tra i temi censurati dai primi editori, dal ’56 in poi. Il che spiega la ragione della ripubblicazione.
Nadine Goloubinoff, figlia e agente di Anne Golon, che dopo la scomparsa della scrittrice nel 2017 ne gestisce l’eredità, chiarisce: «Queste nuove versioni comprendono non solo parti originali in precedenza soppresse o modificate, ma snodi che risolvono punti sospesi nella trama. Mia madre li ha scritti mentre preparava il seguito di Angelica», fino a pochissimo prima della morte.
Dove c’è censura c’è paura; di un personaggio che, dice Goloubinoff, «è atemporale e incarna l’eroina moderna. Da poco l’Occidente ha accettato l’idea di una donna autentica, coraggiosa nelle piccole come nelle grandi cose, e anche simpatica. Prima di Angelica, i personaggi letterari femminili erano vittime o stronze, idiote o streghe. Lei è stata la prima a vivere una vita “normale”, le esperienze positive e negative di tutte, ovunque e in qualsiasi epoca: nascite, aborti, aggressioni, l’amore per un uomo. E la lotta per le persone care, per la giustizia».
Oggi continuerebbe a lottare anche Anne Golon, figlia della guerra, che osteggiò l’occupazione tedesca, fu più volte arrestata, aiutò la Resistenza. «Lo farebbe», sostiene Nadine, «contro i politici e i leader d’opinione che, in nome dell’ideologia, incoraggiano gli assassinii. Contro l’esplosione dell’islamismo e dell’antisemitismo, glorificati dalla gioventù occidentale ignorante. Contro l’oscurantismo, l’estremismo religioso e sociale, il capovolgimento dei valori. Dall’omicidio dell’erborista e guaritrice Melusina alle persecuzioni verso i protestanti, tutta la saga di Angelica denuncia quelli che mia madre chiamava “i distruttori di felicità”».
Golon, che dovette insistere affinché i romanzi fossero pubblicati con il suo nome di donna e non con quello del marito, e che fu sempre dileggiata dal mondo delle lettere “alte” e del giornalismo (salvo essere nominata Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres nel 2010), «abbraccerebbe la causa dei diseredati, degli innocenti assassinati, delle “cattive vittime” che non avranno mai giustizia come il piccolo Kfir (ostaggio di Hamas, morto a 10 mesi con la madre Sherry Silverman e il fratello Ariel, 4 anni, sotto i bombardamenti su Gaza, ), le cui foto, sulle strade di Parigi, vengono sistematicamente strappate e il nome cancellato dalla gente perbene, piena di buoni sentimenti verso i carnefici».
Il primo volume della saga, da poco pubblicato, si conclude con il matrimonio (per procura, con uno sconosciuto, per interesse economico altrui) della diciassettenne Angelica, si può immaginare con quale entusiasmo; e qui la ragazza prende una decisione per l’epoca sconvolgente (c’è di mezzo il vecchio amico Nicolas) che però non le evita di partire per raggiungere lo sposo. E poi? Ci sono altri 14 romanzi per sapere cosa sarà di lei. Quel che sappiamo ora, secondo Nadine Goloubinoff, è il messaggio che Anne Golon darebbe alle contemporanee: «Godetevi la vita. Credete in voi stesse. Non arrendetevi mai». Come Angelica.
