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Kiev conferma: in azione il supercaccia russo

Per la prima volta le autorità ucraine hanno confermato l’entrata in azione del Sukhoi 57, il più moderno caccia russo. Nel bollettino ufficiale sul bombardamento di lunedì mattina hanno infatti attribuito al nuovo velivolo il lancio di missili aria-suolo KH38. È un esordio relativamente sorprendente, visto che è stato progettato soprattutto per la superiorità aerea ossia i duelli con altri jet. Ma le due stive ventrali e i piloni sotto le ali possono trasportare più di sette tonnellate di ordigni, rendendolo idoneo anche a questo tipo di incursioni.

La tecnologia del Sukhoi 57 viene ritenuta inferiore a quella del Lockheed F35, l’unico aereo operativo di quinta generazione concepito però primariamente per missioni di attacco al suolo, tanto da venire definito di “generazione 4,5”. Resta comunque uno strumento bellico con capacità impressionanti, a partire dalla manovrabilità incentivata dagli ugelli orientabili e dalla velocità superiore a due volte quella del suono. Il punto interrogativo sono le doti stealth ossia la bassa visibilità ai radar, che sarebbe garantita dai materiali speciali e dalla forma delle superfici. Mosca lo ha introdotto in servizio nel 2020 e due anni fa ne schierava meno di dieci: adesso sarebbero diventati 22. Fonti russe hanno parlato del suo intervento nel conflitto nella tarda primavera del 2022, restando però fuori dal confine ucraino: avrebbe scagliato i micidiali missili R-37M Vympel – ipersonici e con portata di oltre duecento chilometri – per abbattere i vecchi Sukhoi 27 che proteggevano il cielo di Kiev. Il ministero della Difesa di Mosca ha anche parlato di pattugliamenti “wild weasel” – donnola selvaggia – per localizzare e distruggere le batterie contraeree ucraine. Ma non ci sono mai stati riscontri.

Lo scorso 6 giugno invece un raid dei droni dell’intelligence ucraina sarebbe riuscita a danneggiare almeno un Su57 in una base della regione di Astrakhan: le foto satellitari avevano documentato tracce di incendio sulla pista. Adesso l’esordio in battaglia come bombardiere a lungo raggio mentre tanti ipotizzavano una sfida con gli F16 appena arrivati in Ucraina. Va sottolineato che nel film Top Gun Maverick apparivano alcuni Su57 mandati in difesa di un impianto nucleare – non specificato ma chiaramente iraniano – e i piloti degli F18 Hornet reputavano di non poterlo sfidare: una finzione che non si discosterebbe dalla realtà. Non a caso la Nato lo chiama Felon: termine inglese che indica un criminale.

I progettisti stanno lavorando da tempo all’integrazione con il prototipo del superdrone S70 – sulla falsariga di quanto stanno sperimentando pure i colossi aeronautici occidentali – che dovrebbero trasformare il Su57 nel regista di una squadriglia unmanned di intercettori e bombardieri. Non è chiaro a che punto siano arrivati ma sul fronte sono emersi velivoli senza pilota russi che scambiano tra loro informazioni sugli obiettivi individuati procedendo autonomamente a colpirli: una tattica caratteristica di alcune versioni del Lancet, drone realizzato dal gruppo Kalasnikhov. Innovazioni che le aziende di Mosca stanno portando avanti nonostante l’embargo sui chip e sulle componenti elettroniche.