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Kiev replica ai raid di Putin: “Distrutti i treni militari nella regione di Leningrado”

Cracovia – Dopo il trionfale viaggio di Putin a Pechino e l’episodio dei droni in Polonia, ieri l’Ucraina è tornata all’attacco colpendo le infrastrutture ferroviarie e l’industria militare russa. Il servizio di sicurezza del Gur ha rivendicato due operazioni di sabotaggio delle ferrovie russe. Sabato, nella regione di Orel, sulla tratta Maloarchangelsk-Glazunovka, un’esplosione sulla ferrovia ha ucciso tre ufficiali della Guardia nazionale che in quel momento erano impegnati in una operazione di sminamento. Mentre ieri mattina, in due zone della regione di Leningrado, sempre nella Russia occidentale ma 800 chilometri più a nord, due treni sono deragliati a causa di un’esplosione nel tratto tra San Pietroburgo e Pskov, tra le stazioni Stroganovo e Mshinskaya: il deragliamento di un convoglio con 15 vagoni-cisterna non ha fatto vittime, mentre quello nel distretto di Gatchina ha ucciso il conducente. In entrambi i casi Kiev sostiene di aver colpito così il rifornimento di carburante delle truppe.

Oltre a ciò, l’Ucraina ha attaccato con dei droni una fabbrica chimica nella regione di Perm, la Metafrax Chemicals, a 1.500 chilometri dal confine, usata per la produzione di esplosivi, e ha danneggiato la raffineria di petrolio di Kirishi, anch’essa nella regione di Leningrado.

Ma anche i russi hanno colpito. Nella notte di sabato si era diffusa la notizia che avessero attaccato una raffineria nei pressi del villaggio di Kalynivka, una settantina di chilometri a sud-ovest di Kiev. Ma non era carburante quello che bruciava, non era il gas a esplodere in una serie impressionante di detonazioni rilanciate sui social insieme alle immagini di un gran bagliore rosso nel cielo. Erano munizioni. Probabilmente si è trattato di un sabotaggio: qualcuno è riuscito a far saltare in aria un convoglio militare, un treno merci con munizioni e forse armi. Il treno passeggeri Kharkiv-Przemysl che stava passando lì accanto si è fermato, e i viaggiatori sono stati evacuati nella foresta. La serie di esplosioni è stata così eclatante che lo Stato Maggiore alla fine ha ammesso che «munizioni sono state fatte esplodere in un treno che trasportava carichi militari». I dettagli sono naturalmente segreto militare, ma gli effetti sono pubblici: decine di treni riprogrammati e alcune stazioni sono state chiuse. Con un negoziato sempre più lontano, la guerra precipita dunque in pieno in una grande battaglia sulla logistica militare, sulle armi e sull’energia, combattuta in quello che era sembrato uno dei pochi santuari: la ferrovia.

Non si placa intanto il clamore per i droni russi entrati nello spazio aereo polacco nella notte tra mercoledì e giovedì, che secondo il ministro degli Esteri di Varsavia Radoslaw Sikorski è stato un tentativo del Cremlino di testare le reazioni della Nato. Tanto più che sabato un altro drone russo ha sorvolato per dieci chilometri la Romania, per un tempo di circa 50 minuti, facendo levare in volo due F-16 romeni e due Eurofighter della Nato.

«I militari russi sanno esattamente dove sono diretti i loro droni e quanto tempo possono rimanere in volo. Le rotte sono sempre calcolate», ha commentato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: «Non può trattarsi di una coincidenza, di un errore o di un’iniziativa autonoma di alcuni comandanti di livello inferiore, si tratta di un evidente ampliamento della guerra da parte della Russia, ed è proprio così che stanno agendo. All’inizio piccoli passi, ma alla fine grandi perdite».

«L’incursione nello spazio aereo romeno rappresenta ancora una volta una palese violazione della sovranità della Ue e una grave minaccia alla sicurezza regionale», ha reagito la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, mentre l’Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Kaja Kallas, ha parlato di «ennesima inaccettabile violazione della sovranità, questa continua e sconsiderata escalation minaccia la sicurezza regionale».