Se Volodymyr Zelensky apponesse la sua firma in calce a un documento che sancisca la cessione, totale o anche solo parziale, del Donbass alla Federazione russa, come pretende Putin e come, implicitamente, gli suggerisce Trump, verrebbe arrestato per alto tradimento. E’ una linea rossa tra le linee rosse che il presidente ucraino non può varcare, di cui si parla meno ma che spiega molto della difficoltà a negoziare un accordo per la fine della guerra. Ed è anche la prima risposta che si raccoglie tra analisti e uomini di governo di Kiev alla domanda sull’opportunità di mollare le terre che l’esercito russo ha invaso e occupato.
I limiti delle leggi ucraine
“Non si può, neanche volendo”, dicono, citando l’articolo 111 del Codice penale ucraino.La norma stabilisce che chiunque danneggi la sovranità, l’integrità territoriale e la difesa dello stato ucraino, “specialmente durante una guerra”, è punibile con una pena dai 12 ai 15 anni di prigione. Applicabile a tutti i cittadini, e, dunque, anche al cittadino-presidente Zelensky, che lunedì vedrà a Londra Starmer, Merz e Macron. L’eventuale approvazione di un accordo che stabilisca il riconoscimento, de iure e de facto, del Donbass alla Russia, dunque, violerebbe il Codice penale e la Costituzione dell’Ucraina. Non sono cavilli da leguleio, sono sostanza. Vero che sia il Codice sia il testo costituzionale possono essere modificati, ma non è automatico e non è scontato, a maggior ragione con la Verkhovna Rada, il parlamento, privo di una coalizione di maggioranza certa e solida e con il partito di Zelensky, Servitore del Popolo, infragilito dallo scandalo corruzione. Zelensky non vuole e non può lasciare il Donbass agli invasori, seppure, dopo quattro anni di conflitto e centinaia di migliaia di soldati uccisi al fronte, è consapevole che non riuscirà a riconquistarlo con la forza del proprio esercito. E il primo a chiedergli di non farlo è il popolo.
Più del 50% degli ucraini pronti a scendere in piazza
C’è un sondaggio, pubblicato questa settimana dall’istituto di ricerca Info Sapiens, che mostra come il 51,4 per cento degli ucraini è pronto a scendere in piazza per protestare contro il governo se dalla trattativa in corso venisse fuori un compromesso al ribasso, troppo punitivo nei confronti del Paese e delle sue legittime aspettative. Inoltre, il 76,6 per cento degli intervistati è categoricamente contrario al riconoscimento legale a favore di Mosca dei territori occupati.Ci si chiede poi come reagirebbero gli apparati militari ucraini, e anche i servizi di intelligence, se l’accordo dovesse assumere, per il Donbass dove si combattono le battaglie più sanguinose, la forma della resa a Putin. Anche perché nessuno vuole rivivere l’esperienza fallimentare del memorandum di Budapest.
Il rimpianto per aver ceduto a Mosca l’arsenale nucleare
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’Ucraina indipendente si ritrovò ad essere, dalla sera alla mattina, la terza potenza nucleare al mondo, con le circa 1.900 testate atomiche e i 176 missili balistici intercontinentali dell’arsenale sovietico nella propria disponibilità. La decisione del 1994 di restituire tutto alla Russia in cambio di garanzie di sicurezza e assicurazioni sull’integrità dei confini, memorandum sottoscritto con Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia e violato già nel 2014 con l’annessione russa della Crimea, è il grande rimpianto degli ucraini. “Se avessimo avuto ancora le bombe atomiche”, ripetono da quattro anni, “Putin non ci avrebbe mai invaso”.
