TBILISI — La Nafo ha il suo articolo 5: un attacco contro un membro è un attacco contro tutti. Nessun refuso, non parliamo della Nato ma della . Nafo, appunto. Dove “fella” sta per ragazzo, amico. Un esercito virtuale di decine di migliaia di account con uno scopo comune: aiutare l’Ucraina a vincere la guerra. Almeno quella dell’informazione. Il campo di battaglia è X, l’arma lo humor, il segno distintivo è un’immagine del profilo con uno shiba inu, il cane giapponese idolo del web da una decade.
I soldati Nafo sbeffeggiano gli account filorussi assaltandoli con meme e video virali, e intanto raccolgono fondi per la difesa di Kiev. Un movimento spontaneo, efficace contro le fabbriche di troll pagate da Mosca. «Dmitrij Medvedev passa le giornate a bloccare cani animati», assicura in una rara intervista a Kamil Dyszewski, il giovane polacco che, per caso, ha dato avvio a un fenomeno che «ha capovolto gli equilibri nella guerra dell’informazione online», ritiene Keir Giles, di Chatham House. Le incursioni contro Medvedev sono la punta dell’iceberg. Chiunque diffonda disinformazione pro-Mosca, persone comuni o ufficiali, è un target degli shiba inu. Il diplomatico russo Mikhail Ulyanov, twittatore compulsivo, a seguito di una loro offensiva ha sospeso l’account. Bersagliato da una sequela di meme sotto un post in cui giustificava l’aggressione a Kiev, ha perso le staffe e infranto la prima regola online: mai replicare a chi ti sta beffando. Soprattutto se sei un alto ufficiale e il tuo interlocutore è un cane: il ridicolo è sicuro.
Lo shitposting e il trolling sono le tattiche predilette dai soldati Nafo, a loro agio in acque in cui l’Occidente liberale ha annaspato a lungo: «Se lotti lealmente contro scimmie che lanciano escrementi non vincerai, devi ritirarglieli indietro», afferma Dyszewski. «Confutare la disinformazione con il fact-checking richiede dispendio di energie», sottolinea Giles, «la parodia domanda uno sforzo minore, è immediata e raggiunge un pubblico più ampio».
La Nafo rappresenta la continuazione virtuale delle operazioni militari sul terreno: una comunità internazionale schierata con Kiev, utile anche a mantenere alto il morale della società ucraina e dei soldati. Rilevante è pure l’attività di ricerca: è stata una squadra di fellas a smascherare un network di account filorussi – Donbass Devushka, “Ragazza del Donbass” – gestito da una ex marine Usa con simpatie putiniane che si spacciava per un’ucraina di Lugansk.
La storia Nafo inizia il 19 maggio 2022, quando il 27enne Dyszewski, appassionato di videogiochi con un passato da ultrà del Ruch Chorzow, squadra di una città deindustrializzata del Sud della Polonia, crea per sé un’immagine del profilo Twitter forgiata sul meme doge dello shiba inu in divisa militare. Altri gli chiedono di realizzarne una anche per loro. Il trend cresce e il giovane decide di sfruttarlo per la resistenza dell’Ucraina. Così, quando un utente offre di pagare 20 dollari per saltare la lunga fila, non ci pensa un attimo: i soldi devono andare alla Legione Georgiana, volontari stranieri attivi a fianco di Kiev. Il ragazzo è travolto da centinaia di richieste: «La prima settimana abbiamo raccolto 260 dollari, la successiva 50mila!». Oggi parlano di oltre 10 milioni: «Il denaro», precisa, «va direttamente alle unità o alle organizzazioni».
Unica fonte di finanziamento del gruppo, che conta più di 120mila follower su X, è un negozio online di merchandising: «Doniamo circa il 90% dei proventi, il resto copre le spese», rivela il giovane, che riceve un piccolo stipendio, vive ancora con sua madre e passa 18 ore al giorno davanti allo schermo. La Nafo è costantemente sotto attacco dei media fedeli al Cremlino, ma anche da noi c’è chi imputa al gruppo di spingersi oltre. Come nel 2023, quando in concomitanza al summit Nato di Vilnius, nella capitale lituana si svolge anche un caricaturale vertice Nafo, salutato in videochiamata dal futuro capo della diplomazia Ue: la “fella onoraria” Kaja Kallas. Sul palco c’è uno squalo gonfiabile a farsi beffe di un turista russo ucciso il mese prima da uno squalo vero. L’opposizione al regime di Putin li ha accusati di disumanizzare i russi, loro ribadiscono di essere in guerra e invitano i critici a conservare le energie per condannare i bombardamenti sugli ospedali ucraini.
Ma c’è anche di peggio, seppur slegato da Nafo, che dell’essere inclusiva (salvo che con i russi) ne fa una bandiera, e riguarda lo stesso Dyszewski, di cui sono emersi vecchi tweet con meme antisemiti. «Me ne vergogno e non cesserò mai di scusarmi», afferma il ragazzo, che sostiene di averli diffusi con leggerezza (in abbondanza, a dire il vero) ma di essere ora consapevole della gravità: «Sono stato incredibilmente stupido».
Ad ogni modo, nessuna controversia, per quanto seria, ha fermato l’armata di shiba inu: «Io non esisto senza Nafo ma Nafo può fare a meno di me», dice Dyszewski, indicando la forza di un movimento corale, perciò arduo da decapitare. Basta una donazione a Kiev per ottenere un avatar personalizzato e diventare un fella. A chi crede siano un progetto della Cia, ribatte: «La nostra efficacia è prova del fatto che nessun governo è coinvolto. La Nafo funziona grazie all’assenza di decisioni dall’alto, ognuno fa ciò che vuole». E il successo non smette di stupirlo: «Trovo esilarante pensare che al Cremlino qualcuno si sia dovuto prendere la briga di informare Putin dell’esistenza di cani animati filoucraini. Sarà stata una conversazione vivace».
