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Negoziato a tre ad Abu Dhabi, Trump: “La pace è vicina”. Witkoff va da Putin a trattare

New York – Gli ucraini accettano il piano di pace, nel senso che sono d’accordo con lo schema di Ginevra per dimenticare la proposta in 28 punti dettata da Mosca e riscriverla. Restano però questioni cruciali da risolvere, come i territori, l’ingresso nella Nato e le dimensioni delle forze armate, che Zelensky spera di discutere di persona con Trump al più presto. Il convitato di pietra resta Putin, che al momento non sembra pronto ad accettare il piano rivisto in Svizzera, troppo lontano dai principi discussi ad Anchorage e da quello che il suo inviato Dmitriev aveva scritto col collega americano Witkoff.

Ieri pomeriggio, durante la tradizionale cerimonia della grazia ai tacchini per il Thanksgiving, Trump si è mostrato ottimista ma non sicuro dell’intesa: «Non è facile, ma penso che siamo molto vicini a un accordo. Vedremo». Prima di partire per Mar a Lago dove resterà fino a domenica, ha aggiunto sui social: «Nell’ultima settimana il mio team ha fatto enormi progressi. Il piano di pace originale in 28 punti, redatto dagli Usa, è stato perfezionato, con ulteriori contributi da entrambe le parti, e restano solo pochi punti di disaccordo. Nella speranza di finalizzarlo, ho ordinato al mio inviato speciale Witkoff di incontrare Putin a Mosca e, allo stesso tempo, il segretario dell’Esercito Driscoll incontrerà gli ucraini. Non vedo l’ora di vedere presto Zelenskyy e Putin, ma solo quando l’accordo sarà definitivo o nelle fasi finali. Speriamo tutti che la pace possa essere raggiunta il prima possibile». Difficile quindi che la visita di Zelensky avvenga già durante il Thanksgiving a Mar a Lago.

Dopo Ginevra la trattativa si è spostata – ora tra generali – ad Abu Dhabi, dove il segretario dell’Esercito statunitense Dan Driscoll è andato a sorpresa per aggiungersi ad un incontro già previsto tra il capo dei servizi segreti militari ucraini Kyrylo Budanov e le controparti russe guidate da Igor Kostyukov, comandante del Gru, l’intelligence militare di Mosca. Driscoll ha spiegato i cambiamenti alla proposta in 28 punti discussi a Ginevra, che si riducono a 19, lasciando ad un secondo momento le decisioni più delicate come lo scambio di territori o l’ingresso nella Nato. Kiev non è disposta a ritirarsi dalle zone che controlla e riconoscere alcuna cessione. Il limite di 600.000 uomini per le forze armate ucraine è stato cancellato per alzarlo almeno a 800.000, mentre le garanzie di sicurezza sono state specificate e potrebbero includere un trattato fra Washington e Kiev.

Poco dopo, parlando col sito Axios, il capo di gabinetto del presidente ucraino, Andriy Yermak, ha spiegato: «La mia proposta è dimenticare i 28 punti, inaccettabili. Ora quel piano è nel passato. È grande che i nostri partner ci sostengano, ci ascoltino e lavorino per elaborarne uno accettabile per l’Ucraina». Secondo Yermak il testo rivisto a Ginevra «sembra molto solido. Le garanzie di sicurezza sono legalmente vincolanti» e gli Usa hanno avuto una reazione positiva all’idea di formalizzarle in un trattato. Quanto alla Nato, Kiev non ci rinuncia, «ma la realtà è che non ne facciamo parte». Restano irrisolti alcuni dettagli chiave che richiedono un incontro tra i leader: «Spero che la visita di Zelensky possa avvenire al più presto. Aiuterebbe Trump a continuare la sua missione storica per mettere fine alla guerra. Potrebbe dire: la posizione nostra e degli ucraini è confermata e concordata. La sosteniamo e continuiamo ora a parlare con i russi».

La palla così tornerebbe nel campo di Mosca, che resta l’ostacolo alla pace. New York Post e Financial Times hanno scritto che Putin è già pronto a rifiutare la proposta aggiornata, per combattere almeno fino a Natale.