Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk che ha aperto ieri la stagione lirica della Scala ha un significato speciale per il sovrintendente Fortunato Ortombina: è la prima opera che ha visto dirigere a Myung-Whun Chung (nel 1992), con cui ha stretto un sodalizio artistico che porterà il maestro coreano a diventare il prossimo anno direttore musicale del teatro milanese, l’ha fatta mettere in scena a Milano nel 2007 quando era coordinatore artistico ed ora che ha preso la guida del teatro se l’è trovata (programmata dal suo predecessore Dominique Meyer) come inaugurazione della stagione. Un segno del destino in un momento di svolta del teatro.
Intanto alcuni dati: undici minuti di applausi calorosi, record di incassi grazie alla diminuzione dei biglietti omaggio (poco meno di due milioni 700mila euro) e un milione di spettatori a seguirla in diretta su Rai1 (audience mai così bassa per una prima, ma non una sorpresa visto che l’opera di Sostakovic è bellissima ma poco conosciuta e in russo). Ieri “la Prima è stata bellissima. Io l’ho vista come un test importante” per aprire il 7 dicembre alla modernità “e da qui spero che si arriverà ad aprire la stagione con una novità assoluta” dice all’ANSA Ortombina anche se, ammette, “sono progetti che richiedono almeno quattro anni”. E quindi l’inaugurazione con un’opera nuova, appositamente commissionata dalla Scala, potrebbe arrivare nell’anno finale della sua sovrintendenza. Il ministro alla Cultura Alessandro Giuli e il sottosegretario Gianmarco Mazzi “hanno approvato la serata e come lavoriamo”.
Ma ora è in arrivo il codice dello spettacolo e “bisogna stare attenti che non sia una riforma senza risorse, perché allora si tratta solo di tagli”, avverte chiedendo novità anche sul lato marketing. “Bisogna avanzare con la detassazioni delle donazioni. È vero che il Metropolitan di New York si mantiene con le donazioni, ma negli Usa – ricorda – detassano anche il 100%”. Il prossimo anno aprirà Otello con Chung sul podio e la regia di Damiano Michieletto e poi l’anno dopo arriveranno i festeggiamenti per i 250 anni dalla fondazione del teatro con mostre e installazioni in città, il coinvolgimento di altre istituzioni, un programma importante di spettacoli e anche una “grande tournée all’estero con tutti i corpi del teatro”.
Il maestro Riccardo Chailly, che ha ricevuto una ovazione del pubblico della Lady Macbeth ieri con 11 minuti di applausi, concluderà a fine anno il suo mandato di direttore musicale ma, assicura il sovrintendente, continuerà a collaborare con il teatro. Con la sua gestione “ci saranno cose che cambieranno e altre che rimarranno perché adesso ci sono da affrontare sfide diverse da quelle che aveva di fronte Dominique” sottolinea. E una delle sfide è quella di andare all’estero per “riaffermare l’identità della Scala” con “tournée in tutti i continenti”. Corea del Sud (con l’inaugurazione del nuovo teatro dell’Opera a Busan, città natale di Chung), Cina e Giappone sono già certi e ci sono tutte le intenzioni di arrivare negli Usa. E se da un lato guarda da un lato, Ortombina dall’altro pensa anche a Milano e all’Italia dove lavora a coinvolgere la città, incluse le Pmi, che possono supportare il teatro (ad esempio, ma non solo, con gli abbonamenti corporate) perché “la Scala non si salverà in futuro se non sarà la Scala di tutti”.
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