KAZAN (RUSSIA) — Di notte le bianche mura del Cremlino di Kazan si colorano di profili di città esotiche, rievocazioni storiche e saluti in alfabeti diversi. Qui, alla confluenza dei fiumi Volga e Kazanka, a 720 chilometri a est di Mosca, la moschea Qol-Särif con i suoi quattro minareti turchesi appuntiti, la più grande d’Europa al di fuori di Istanbul, replica dell’originale distrutta da Ivan il Terribile, si erge quasi fianco a fianco della Cattedrale ortodossa dell’Annunciazione con la sua cupola a cipolla risalente al XVI secolo. Tutto il capoluogo della Repubblica del Tatarstan, multietnica e multiconfessionale, è un esempio di incontro tra culture e religioni che, non a caso, il presidente Vladimir Putin ha voluto come palcoscenico del summit dei Brics, il blocco di Paesi emergenti che vuol far diventare l’emblema del suo tanto professato «nuovo ordine mondiale». «Il più importante evento diplomatico mai organizzato in Russia», l’ha definito il Cremlino burlandosi della politica di isolamento e sanzioni avviata dall’Occidente dopo il conflitto in Ucraina.
Acronimo di Brasile Russia India Sudafrica e Cina, il blocco dei Brics creato nel 2006 adesso conta anche Etiopia Iran, Egitto, Emirati Arabi Uniti e ha invitato ad aderire Arabia Saudita e Argentina, mentre Azerbaijan, Bielorussia e Turchia, che fa parte della Nato, aspirano a entrare. Insieme rappresentano il 41% della popolazione mondiale e il 37% dell’economia globale. Sotto mandato d’arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra, Putin ha dovuto rinunciare a partecipare al precedente vertice dei Brics in Sudafrica e non andrà al G20 in Brasile. Ma può rivendicare di essere riuscito ad attrarre in Russia 36 delegazioni di Paesi stranieri, tra cui una ventina di capi di Stato e governo. Dall’Africa il congolese Denis Sassou Nguesso. Dall’Asia il cinese Xi Jinping e l’indiano Narendra Modi. Dal Medio Oriente il palestinese Mahmoud Abbas, l’iraniano Massoud Pezeshkian e il turco Recep Tayyip Erdogan. Putin incassa anche la presenza del segretario dell’Onu Antonio Guterres che torna in Russia per la prima volta dal 26 aprile 2022, due mesi dopo l’inizio della cosiddetta Operazione militare speciale, per discutere della «crisi in Medio Oriente e della situazione intorno all’Ucraina». Difficile però che il colloquio produca concreti passi avanti verso il dialogo, in attesa come sono tutti i mediatori del voto americano. Grandi assenti: il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva che proprio alla vigilia ha avuto un incidente domestico e parteciperà soltanto in videoconferenza.
La sicurezza è massima: ci sono pattuglie di poliziotti ogni cento metri e l’ingresso del lussuoso hotel Mirage è stato incellofanato per nascondere le delegazioni in arrivo. Il centro è spettrale. I dipendenti sono stati invitati a lavorare da remoto, gli studenti hanno anticipato le vacanze. Chiuse biblioteche e musei. Vietati i monopattini. L’atmosfera è quella di un “villaggio Potjomkin”: volontari che accolgono gli ospiti all’aeroporto sfoggiando un inglese impeccabile o offrendo , il croccante dolce tradizionale locale, e strade e facciate tirate a lucido e bardate di manifesti rossi e blu.
Tra oggi e venerdì, Putin dovrebbe tenere una quindicina di incontri bilaterali, tra cui il secondo dell’anno con Modi e il terzo con Xi Jinping. È in onore della partnership senza limiti con la Cina che, davanti alla biblioteca dell’Università di Kazan, dove studiarono anche Tolstoj e Lenin, verrà inaugurato un monumento a Confucio. Mentre i minareti e le facciate colorate dell’antico insediamento tataro ammiccano al mondo arabo-musulmano proprio mentre infuria il conflitto tra Israele e Hamas. L’obiettivo del vertice lo ha riassunto bene il consigliere diplomatico del Cremlino Jurij Ushakov: riunendo «il sud e l’est del mondo per fungere da contrappeso all’Occidente», i Brics devono «costruire mattone dopo mattone un ponte verso un ordine mondiale più giusto». Più giusto secondo Putin.
