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Sabalenka, no alle atlete transgender nei tornei femminili: “Non sarebbe giusto”

Aryna Sabalenka, affiancata da Nick Kyrgios, è stata ospite del talk show di Piers Morgan, il polemico giornalista britannico noto per le sue interviste senza filtro. Dopo aver ospitato di recente Novak Djokovic e Cristiano Ronaldo, Morgan ha intervistato la 27enne tennista bielorussa numero 1 del tennis femminile chiedendole, tra le altre cose, un’opinione sul tema degli atleti transgender nello sport.

Sabalenka-Kyrgios, la battaglia dei sessi

La campionessa degli Us Open, impegnata insieme a Kyrgios nella promozione della “battaglia dei sessi” in programma a Dubai il prossimo 28 dicembre, ha espresso apertamente la propria contrarietà alla presenza di donne transgender nei tornei femminili: «È un argomento complicato. Non ho nulla contro queste persone, ma credo che possiedano ancora un vantaggio significativo rispetto alle donne. Trovo semplicemente ingiusto che una donna debba affrontare giocatrici che sono biologicamente uomini», ha detto Sabalenka. «Una sportiva può dedicare tutta la vita a superare i propri limiti, e poi ritrovarsi contro un avversario biologicamente più potente. Non condivido questo tipo di situazioni nello sport».

Navratilova critica, Billie Jean King più aperta

Attualmente le linee guida della Wta riguardanti l’identità di genere permettono alle atlete transgender di competere se hanno dichiarato il loro genere da almeno quattro anni, ridotto il tasso di testosterone e accettato i test previsti. Tali condizioni possono essere riviste dal responsabile medico della federazione caso per caso.

Negli ultimi anni non si sono visti esempi di tenniste transgender nel circuito maggiore. Una delle poche è stata Renée Richards, che ha gareggiato tra il 1977 e il 1981, prima di diventare allenatrice di Martina Navratilova. Quest’ultima, vincitrice di 18 Slam in singolare, si oppone fermamente alla partecipazione delle atlete transgender nelle competizioni femminili. Al contrario, figure come Billie Jean King – dodici volte campionessa Slam e simbolo della “battaglia dei sessi” del 1973 contro Bobby Riggs – ritengono che l’esclusione sia una forma di discriminazione.