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Steven Seagal scrive a Putin di essere pronto a morire per lui. E i “Veterani di Russia” provano ad arruolarlo in Ucraina

MOSCA – Dalla fiction alla realtà il passo potrebbe essere breve. L’attore statunitense 72enne Steven Seagal, protagonista di come e, ha detto di essere “pronto a morire per Vladimir Putin se necessario”. E i Veterani di Russia hanno colto la palla al balzo offrendosi di arruolarlo e inviarlo a combattere in Ucraina.

Un colpo di scena che la star hollywoodiana, dal 2016 cittadino russo, non aveva previsto quando ha presentato il suo documentario girato per la piattaforma di streaming russa “Smotrim”. Nella pellicola Seagal visita i territori ucraini annessi unilateralmente da Mosca, compresa la città di Mariupol. Con l’aiuto di un interprete parla con i civili facendosi megafono della propaganda russa. Incontra i prigionieri di guerra ucraini, tra cui combattenti di Azov. E infine cita una sua lettera al presidente russo Vladimir Putin dove avrebbe scritto: “Ora vedremo chi sono i nostri veri compatrioti e amici e chi sono i nostri nemici. Io sarò sempre dalla parte del mio presidente e combatterò al suo fianco. Sono pronto a morire se necessario”.

I Veterani di Russia lo hanno preso in parola. “Vorremmo offrirle tutto il sostegno necessario in caso decidesse di prendere parte all’Operazione militare speciale”, gli ha scritto il presidente Ildar Rezjapov ringraziandolo per il sostegno e lodandolo come esempio di lealtà e patriottismo. Finora il divo, però, non ha dato segno di volerne approfittare.

Anche perché non ha mai combattuto sul serio. Sebbene la sua interpretazione dell’ex Navy Seal Casey Ryback nei due film e fosse così convincente da far pensare al pubblico che fosse davvero un ex combattente delle forze speciali, nella realtà Seagal ha trascorso gli anni della guerra in Vietnam frequentando un dojo, una palestra d’arti marziali, a Fullerton, in California.

Cintura nera di aikido 7° dan, dopo aver messo su anni e peso, più o meno dieci anni fa l’attore ha iniziato a girare film a basso budget in Bulgaria e Romania. È proprio in quegli anni che ha conosciuto Putin diventandone un fervente sostenitore tanto da appoggiare l’annessione russa della penisola ucraina di Crimea nel 2014. Sostegno che due anni dopo gli ha fruttato la cittadinanza russa e nel 2018 la nomina come “rappresentante speciale per i legami culturali Russia-Usa”.

Seagal è diventato amico anche del dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko che, in un video del 2016 diventato virale, gli porge una carota che lui addenta con gusto. Nel 2021 il divo si è trasferito a Mosca per sfuggire alle autorità fiscali e ad accuse di violenza sessuale negli Stati Uniti. Più per salvaguardia personale che per amor di seconda patria. Si è anche unito al partito nazionalista filogovernativo “Una Russia Giusta – Per la verità”.

Neppure il conflitto in Ucraina ha incrinato il suo putinismo. Seagal, anzi, non ha smesso di lodare il presidente russo che l’anno scorso gli ha anche conferito l’Ordine dell’Amicizia – onorificenza riservata ai cittadini russi che hanno contribuito a migliorare le relazioni della Russia con Paesi stranieri – e lo ha invitato all’inaugurazione del suo quinto mandato al Cremlino lo scorso maggio. Difficile però che la sua fedeltà a Putin lo porti davvero a indossare gli “stivali sul campo”.