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Tutti i treni dei desideri in mostra la storia delle ferrovie

Roma. Sulle ferrovie è passata la nostra storia, da quando eravamo un Paese ancora agricolo che iniziava a modernizzarsi a oggi che viviamo sull’Alta velocità. I treni hanno trasportato immigrati, soldati, lavoratori, studenti, turisti. Un viaggio lungo oltre un secolo raccontato ora dalla mostra , promossa e organizzata da Vive (Vittoriano e Palazzo Venezia) e dal Gruppo Ferrovie dello Stato italiane (a Roma, nella Sala Zanardelli del Vittoriano e nel magnifico Giardino grande di Palazzo Venezia). Oggi l’apertura al pubblico: andrà avanti fino all’11 gennaio. L’iniziativa si inserisce nelle celebrazioni per i 120 anni dalla fondazione delle Ferrovie dello Stato. La mostra raccoglie opere dall’Ottocento a oggi, con un approccio interdisciplinare che fa dialogare quadri, installazioni, video, frammenti letterari, sculture, cinema e fotografie. La curatrice Edith Gabrielli, direttrice generale del Vive, sintetizza così il progetto: «Le ferrovie sono state un elemento fondamentale nel processo di unità del Paese e sono servite a definirne l’identità. E ancora oggi ne costituiscono uno specchio efficacissimo».

Un’importanza sottolineata dalla visita in anteprima del presidente Mattarella, e sulla quale torna il presidente di Fs Tommaso Tanzilli: «Le ferrovie hanno accompagnato ogni stagione della nostra storia, contribuendo in modo decisivo alla crescita economica, culturale e sociale del Paese». Ruolo su cui punta l’amministratore delegato di Fs, Stefano Antonio Donnarumma: «In 120 anni abbiamo accompagnato la crescita dell’Italia, unendo territori, persone e comunità».

L’immagine guida dell’esposizione è un’opera di Luca Padroni del 2013 (): guardando la tela da vicino si distingue perfettamente un treno ma allontanandosi il quadro si fa astratto. Un ponte tra passato e futuro. La mostra è organizzata in quattro sezioni, cronologicamente, dalla prima rete nazionale nel 1861 a oggi, e si avvale di un comitato scientifico di accademici composto da Francesco Benigno, Andrea Giuntini, Stefano Maggi, Lorenzo Canova (il catalogo è edito da Silvana Editoriale). È il critico d’arte Canova a far notare come i treni compaiano in momenti centrali dell’arte italiana: paesaggismo, verismo e realismo ottocenteschi, divisionismo, futurismo, Metafisica, fotografia, iperrealismo, Scuola di Piazza del Popolo, arte povera e concettuale, body art, fino alla pittura delle ultime generazioni. Nella prima sezione colpisce un dipinto di Giuseppe De Nittis intitolato : l’opera è del 1869 e raffigura in modo impressionista una locomotiva che solca la campagna lasciando una densa striscia di fumo. Per la seconda sezione impossibile non citare Umberto Boccioni con (1911), in cui il movimento del treno diventa malinconicamente misura dell’anima.

Proseguendo negli anni, va segnalato di Giorgio de Chirico. Figlio di un ingegnere ferroviario, de Chirico è affascinato dai treni e li inserisce spesso nei suoi scenari metafisici. Infine il video di una performance di John Cage del 1978 in cui il treno della tratta Bologna-Rimini diventa un vero e proprio strumento musicale: Cage invita il pubblico a salire, cantare, ballare. Sono solo alcuni spunti di un viaggio che racconta attraverso lo sguardo degli artisti e dei fotografi, tra cui Ferdinando Scianna e Letizia Battaglia, fino a Anna Di Prospero con la sua stazione di Messina, come siamo cambiati. Gabrielli spiega: «Chiudiamo con l’immagine di una figura femminile vestita di rosso, Il simbolo di un Paese che deve guardare avanti, puntando sulle donne».

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