Zelensky e le incursioni dei droni in Europa, secondo atto. Dopo aver messo in allarme i nostri apparati scrivendo su X che l’Italia «può essere il prossimo obiettivo», il presidente dell’Ucraina è tornato sull’argomento, con un videomessaggio al termine di una giornata assai complicata in cui si è registrato un tremendo attacco russo sulle città ucraine durato dodici ore. «Abbiamo informazioni di intelligence che dimostrano come i russi stiano usando le loro petroliere per lanciare e controllare i droni che fanno volare sui Paesi europei», dice Zelensky. «Questo è un altro motivo per cui il Mar Baltico e gli altri mari dovrebbero essere interdetti alle navi cisterna russe, almeno alla flotta ombra».
Il presidente ucraino quindi aggiunge due informazioni al suo precedente messaggio. La prima è la modalità di lancio dei droni ostili: non da postazioni nascoste e spie sparse sul territorio dell’Ue, ma dalle petroliere. La seconda riguarda l’esistenza di una flotta che solca le acque del Mediterraneo e dei mari del nord, ufficialmente per trasportare greggio e altri materiali ma che in realtà fungerebbe da rampa di lancio per velivoli teleguidati. «È estremamente importante che le sanzioni colpiscano duramente il commercio di energia russa e l’intera infrastruttura della flotta di petroliere», è la chiosa del presidente ucraino.
Il caso raccontato ieri da Repubblica del Lauga, il mercantile russo che alcuni giorni fa incrociava davanti alle coste della Sicilia e che le intelligence europee sospettano avere la stiva piena di droni, sembra esattamente ciò a cui si riferisce Zelensky.
La Russia nega di essere responsabile delle incursioni e degli sconfinamenti dei caccia e smentisce di stare pianificando attacchi a Paesi Nato, ma tra i membri dell’Alleanza atlantica si è fatta strada l’idea che Mosca voglia testare i tempi di reazione europea e dare una prova della sua determinazione a raggiungere gli obiettivi in Ucraina.
Al netto delle parole del leader ucraino, allarmi specifici per il nostro Paese non risultano, né al ministero della Difesa né al Copasir, e infatti il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani invita a «non drammatizzare», e parla di «messaggi politici», più che militari. «Putin ha un’aggressività inaccettabile, però non credo assolutamente che voglia attaccare l’Italia, questo lo posso smentire. Comunque la nostra difesa aerea è sempre vigile e attenta, l’efficienza dell’aeronautica militare è sempre alta sia a terra sia in cielo», dice il titolare della Farnesina.
I segnali di possibile escalation, comunque, non mancano e tengono in allerta l’Unione europea, come i nuovi avvistamenti sospsetti nei cieli della Danimarca, a pochi giorni del vertice informale dei 27 leader europei a Copenaghen: da oggi e fino a venerdì, lo spazio aereo danese verrà chiuso a tutti i voli civili di droni.
Come detto, però, i droni più numerosi e letali sono ancora quelli che colpiscono, quotidianamente, l’Ucraina. Ieri l’assalto russo su Kiev, Zaporizhzhia, Khmelnytsky, Sumi e Odessa è durato per dodici ore di seguito: quasi 500 droni kamikaze e 40 missili, inclusi i balistici Daggers, hanno preso di mira il suolo ucraino. Quattro vittime a Kiev, tra cui una bambina di dodici anni, 70 i feriti. Nella capitale è stato danneggiato anche l’edificio del consolato polacco, un pezzo di missile è finito nella cucina, senza ferire nessuno. «Un attacco vile», ha detto Zelensky, «il culmine virtuale della settimana dell’Assemblea generale all’Onu, e questo è come la Russia svela la sua reale posizione». E a riprova dello stato di tensione in cui vivono da settimane chi vive vicino alla Russia e all’Ucraina, ieri il governo polacco ha di nuovo fatto decollare i suoi jet per proteggere i confini.
